ANCHE L’ IMPERATORE CALIGOLA NOMINO’SENATORE IL SUO CAVALLO
Tutti i riferimenti a fatti e persone ravvisabili nel presente articolo sono puramente casuali e se qualche lettore vi trova qualche analogia con la realtà locale e nazionale , essa è puramente casuale.
Il 13 marzo 37 d.c. fu occasione di sollievo per il popolo romano. Morto all’ età di 68 anni Tiberio, gli succedette il pronipote Caligola.
Caligola regnò solo 4 anni, ma è famoso per aver nominato senatore il suo cavallo.
Se si pensa che il Senato è l’ espressione del popolo e della Repubblica si resta basiti quando si apprende che un Senatore viene eletto non per volere del popolo, ma per decisione di un potente.
Anche nella nostra Repubblica Italiana, i senatori non vengono eletti per espressione del popolo, ma sono eletti per la fortuna di trovarsi in una lista blindata o per il lauto contributo versato alle casse del partito, oltre che per i meriti politici o del partito stesso e non del singolo candidato.
Il cavallo di Caligola, anch’ esso senatore, non si faceva montare neanche dal suo Imperatore, e quando si recava in Senato, cospargeva questo illustre luogo delle sue feci che non potevano essere rimosse. Viene quasi da pensare che questo cavallo non si nutrisse di biada (alimento umile e popolare), ma si nutrisse di pane, nutella e mangio solo io.
Slogan usati anche nella mostra ultima campagna elettorale. La storia è costituita da corsi e ricorsi, ne consegue che il cavallo di Caligola visse tutti i suoi giorni e morì di vecchiaia.
Mi ripeto, tutti i riferimenti a fatti e persone sono puramente casuali. Mi chiedo per quale motivo un cittadino deve essere privato del diritto di esprimere il voto nominale attribuendolo ad una lista.
Mi chiedo per quale motivo il Senato non debba essere un luogo di espressione del popolo, ove il popolo sceglie i suoi rappresentanti con elezione diretta.
Al contrario, oggi, chi siede in Senato vi si trova o per un a carica a vita o perché inserito in una lista compilata da un Presidente di partito.
La mia proposta è che si debba ritornare all’ espressione di voto nominale, senza che vi sia il proporzionale, restituendo il Parlamento al popolo italiano e non ai giochi dei potenti.
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